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A cura di Giuseppe Massari
PORTOFINO ADDIO
Questa lettera è stata pubblicata nel 1998 sulla rivista Pesca sub e mi è venuta in mano, recentemente, mentre lavoravo alla realizzazione del sito; trovandola decisamente attuale, visti i recenti fatti dell'isola d'Elba, ho pensato di riproporla. Posso assicurare, frequentando, spesso, il porto di Camogli (Ge), che di pesce dal parco ne esce parecchio, sopratutto in modo assolutamente legale, grazie alla possibilità di pesca di chi, professionisti e residenti, si sono avvantaggiati della tranquillità dei pinnuti per aumentare i propri volumi di prelievo.
E' innegabile che la mancanza di traffico nautico e di apneisti armati ha reso le specie ittiche tanto confidenti che un 'immerione sul "monte" è diventata un'esperienza da ricordare ma anche un irresistibile richiamo per bracconieri, e "nostalgici" che, facilmente, anche non essendo in possesso di particolari doti venatorie e fisiche, possono, velocemente, realizzare pingui carnieri.
Ribadisco il concetto che, senza l'apneista pescatore, il pesce non risulta presente sul monte in numero maggiore ma solamente è molto più visibile; Questo fatto ha aiutato, a livello economico, soprattutto il settore dei diving center, sicuro richiamo per il turismo, ma non ha portato, secondo me, a una reale protezione della fauna ittica che soccombe, in quantità considerevoli ed in periodi inadatti, ad attrezzi non compatibili con la presenza di un parco marino, senza contare il fenomeno del bracconaggio.
Per quanto riguarda la figura del pescatore subacqueo , di cui è scientificamente accertato l' impatto ambientale praticamente nullo in termini di prelievo, ed essendo in un paese democratico, si auspicherebbe la possibilità, dello stesso, di avere accesso, preventivamente autorizzato dall'ente preposto, alle zone C dei parchi marini in genere, magari senza imbarcazione, con il divieto di cattura di cernie e corvine e con una sorta di licenza di pesca che dovrebbe essere, finalmente, resa operativa anche a livello nazionale.
RECCO 07
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